L’Illuminato.
Inflazione e tassi
Il dato del CPI pubblicato mercoledì 15 gennaio ha fatto salire azioni e obbligazioni.
Il future del Treasury americano sta cercando di risalire dagli abissi dove è sprofondato e ha recuperato circa 4 punti.
Peraltro, il dato non è capace di modificare il piano di stabilità dei tassi di interesse che la FED ha ormai chiarito di voler attuare.
La FED deve anche tenere conto che tariffe, tagli fiscali e repressione dell’immigrazione, ovvero i cardini dell’Illuminato Trump, influenzeranno profondamente la struttura economica americana.
Al di là, quindi, delle notizie macroeconomiche, Powell e i suoi non possono fare altro che stare alla finestra per osservare che cosa accadrà nei fatidici primi giorni successivi al 20 gennaio.
Del resto, nella prossima riunione della FED di fine mese, è certo che la parola d’ordine sarà stabilità.
L’ironia della sorte è la coincidenza, quest’anno, del Martin Luther King day con l’insediamento di Trump.
Possiamo interpretarlo come un simbolo della distanza ormai siderale fra i due estremi della politica americana.
Trump è già entrato, da tempo, nel sentiment del mercato
Sappiamo di avere di fronte quattro anni di imprevedibilità che si rifletterà pesantemente sui mercati finanziari.
La probabilità è che nel corso dei prossimi quattro anni sui mercati azionari ci sarà un massimo importante e un minimo catastrofico, pienamente in linea con gli alti e bassi del presidente.
Nel corso delle ultime settimane, il mercato azionario ha visto minimi significativi progressivi, seguiti sempre da rimbalzi poderosi: spesso all’interno della stessa giornata.
E’ la stessa configurazione dei due indici principali americani, S&P500 e Nasdaq, ad essere influenzati troppo pesantemente dalle Magnifiche, a generare tali situazioni di giravolte improvvise.
Nell’articolo pubblicato venerdì nella sezione Ultima Ora “Minimi sì, ma il rimbalzo è forte” trovi il grafico che illustra come le Magnifiche abbiano aggravato in modo determinante i due indici principali nel corso degli ultimi 15 mesi.
Il Dollaro
Il Dollar Index è su massimi che non vedevamo dal novembre del 2022: ha toccato 110.18 .
Normalmente, la presidenza repubblicana si accompagna ad una debolezza del dollaro.
Vedremo nel corso dei prossimi mesi se avverrà la stessa cosa o se sarà diverso, perché l’America sarà great again.
L’Europa festeggia
Tutti gli indici europei hanno fatto massimi importanti nel corso della settimana: EuroStoxx, Dax, FTSE inglese, FTSE MIB italiano ci hanno mostrato una settimana a dir poco stellare.
Il più prudente è stato lo SMI svizzero, quasi in divergenza rispetto al resto dell’Europa.
Come scritto in altre occasioni, quello che fanno gli svizzeri e gli italiani sui loro rispettivi indici sono un indicatore importante.
Questa divergenza non è un buon sintomo, se non viene colmata al più presto.
L’Asia e il resto del mondo
La Banca del Giappone ha indicato un potenziale aumento dei tassi della riunione del 23-24 gennaio e questo ha depresso la tendenza del Nikkei, portandolo al ribasso.
SSE e Hang Seng hanno toccato minimi a più mesi, nella giornata di lunedì, recuperando poi nel fine settimana, dopo la pubblicazione dei dati sull’economia cinese che sembra voler tornare a ruggire.
In Australia, il minimo del 20 dicembre ha retto e continua l’impostazione positiva dell’indice ASX, anche se ancora il massimo del 2 dicembre non è stato violato.
Il Bovespa brasiliano ha disegnato un doppio minimo rispetto al giugno 2024 e potrebbe essere nei pressi di un nuovo ciclo rialzista.
Commodity
Il CPI ha fatto decollare di nuovo Oro e Argento, con quotazioni rispettive a 2759.10 venerdì e a 3199 giovedì.
Il petrolio ha raggiunto 80.77 nel contratto front, questo è tutt’altro che confortante per le future aspettative di inflazione.
Una nota sui mutui
Fannie Mae e Freddie Mac sono due nomi che chi ha vissuto il 2008-2009 sui mercati ricorderà bene.
Sono i due giganti dei mutui, passati sotto controllo dell’autorità governativa proprio in tale epoca.
Trump vuole privatizzarle di nuovo.
I due colossi, agendo con la garanzia governativa, applicano attualmente una funzione di calmierazione dei tassi dei mutui privati.
Appare scontato che la loro privatizzazione aggraverà ulteriormente il costo del denaro da finanziamento.
Tutto questo mentre aumentano gravemente le insolvenze sui mutui privati e commerciali a causa della persistenza di alti tassi di interesse sul mercato monetario.
E’ una decisione che aggraverà il rischio di insolvenza, innescando ulteriori aumenti dei tassi per coprire il maggior rischio.
L’Illuminato, però, la pensa diversamente.
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Maurizio Monti
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P.S.: So che alcuni si adireranno per il mio tono di commento sarcastico nei confronti di Trump.
Del resto, gli americani avevano una scelta difficile da fare.
Hanno scelto Trump, è giusto che Trump sia il nuovo Presidente degli USA, come è giusto che ci siano voci a favore e voci contrarie.
Questa è la democrazia, è giusto così.
Io penso che Trump aggraverà i rischi di catastrofe.
Nei prossimi quattro anni, sono certo e pronto a scommettere, che i mercati vedranno un picco clamoroso e un affondo catastrofico.
I mercati vedranno gli eccessi tipici del Presidente: ma neanche tanto per colpa di Trump.
Il problema è la finanza internazionale e soprattutto americana, che si è subito allineata al carro del vincitore.
Ma stavolta è pericoloso.
Se c’è una oligarchia che sostiene Putin in Russia e lo giudichiamo quasi normale, non vorremmo vedere una oligarchia sostenere Trump in America.
Proprio no, i nostri valori sono diversi, la nostra Cultura è diversa.
Quindi, so già che avrò delle defezioni: Lei fa politica, mi diranno, e noi, in finanza, siamo neutri alla politica.
Smettiamola di dire balle e guardiamo la realtà: è l’invito cordiale agli Yuppi, di tutto il mondo.
E ovviamente non mi rivolgo a chi non la pensa come me, che è libero, come me, di pensarla come vuole.
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